La
Cappella del Carmine si trova alla confluenza dei due
rami del fosso dei Monaci che abbracciano l’abitato di
Gallicchio, su uno sperone di compatta roccia . E’ la prima
costruzione del paese dalla parte sud.
Una
stradicciola, intagliata nella roccia scoscesa, parallela al
fosso, piena di ciottoli porta alla Cappella e prosegue poi,
zigzagando per diminuire la pendenza, verso la confluenza dei due
fossi.
Per
chi proviene dalla valle dell'Agri, la cappella appare
all’ultimo momento assieme alla parte antica del paese. La
tradizione vuole che la cappella ha avuto sicuramente origine
con i primi insediamenti umani su questo sperone di roccia a
cavallo di due fossi profondi .La posizione è sicuramente nascosta, ma insospettatamente
soleggiata e riparata dai freddi venti tanto che di solito,
quando gli inverni non sono particolarmente rigidi,
difficilmente vi resiste la neve.
(Cenni
Storici): Non si conosce la data certa in cui è stata
eretta questa cappella. Le iscrizioni reperibili in loco
ed in particolare sul frontone del portale della cappella recano
la data del 1610 ma quest’epoca è da riferirsi a quella
di un restauro od abbellimento di un preesistente luogo di culto
realizzato pare in occasione di un evento straordinario che
indusse il “principe Coppola” a ringraziare concretamente e
pubblicamente la Vergine che vi si venerava. |
La
Cappella, a pianta rettangolare, misura circa metri 7,5 di
larghezza per circa 10 di lunghezza, è disposta in direzione est
ovest con ingresso principale ad ovest verso la strada che porta
al paese. E’ alta 6 metri circa alla imposta di falda, la
copertura è a due falde simmetriche con la linea di colmo lungo
la dimensione maggiore.Sulla parete sud tre piccole finestre in alto consentono una
illuminazione naturale e sopra il portone d’ingresso è
presente un piccolo occhio da cui entra il sole nel pomeriggio.L’interno,
piuttosto semplice, fino a quanto era agibile, si presentava con
un altare maggiore di fronte all’ingresso principale, e
con un altare secondario sulla destra.L’altare
maggiore si presentava con ai lati due colonne rigate realizzate
in mattoni e successivamente stuccate realizzavano con l’altaree una cornice superiore l’intelaiatura per una tela, dipinta ad
olio, rappresentante un carro di fuoco trainato da due focosi
cavalli (probabilmente Elia) del 1613 del pittore
D’Ambrosio
di Saponara. Nella parte centrale in basso di questa tela,
incastonata in una nicchia protetta da un vetro, figurava un
quadro ad olio della Beata Vergine del Carmelo. Questi
quadri, di recente restaurati sono stati portati nella chiesa di
Santa Maria Assunta e posti dietro l’altaremaggiore . Si puo'
leggere una frase nella tela del Saponara sotto il quadro della
vergine:PRIMA SABATI POST MORTEM (A ricordo della seconda
promessa della vergine)L’altare laterale in una nicchia
protetta da una vetrina in legno accoglieva la statua della
madonna che attualmente soggiorna anch’essa stabilmente
nella chiesa madre.
...............dopo e prima ..............
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Sopra
questo altare ed intorno alla nicchia è presente una decorazione
del tutto diversa; ghirigori baroccheggianti, non più di tipo
neoclassico come le colonne dell’altro altare. Entrambi
apparivano però soffocati da un uniforme e spesso strato di
tinteggiatura a calce, probabile intervento di manutenzione
successivo, piuttosto ordinario. A
fianco dell’altare laterale verso l’ingresso, è
presente un affresco, sotto un arco a tutto sesto nella muratura
di circa metri 1.5 x 2.5. L'affresco
raffigura la Madonna del Carmine con il bambino tra una corona di
nuvole sopra un città turrita in fiamme. L’indagine
storica condotta da padre Tito di Gallicchio,mostra,
che qui vi è rappresentato un simbolismo religioso (privilegio sabatino); la città in fiamme rappresenta il purgatorio e la
Madonna col bambino viene a salvare, il primo sabato dopo la loro
morte, le anime devote decedute (I gallicchiesi nell'affresco
hanno da sempre visto la distruzione di Gallicchio vetere ). In
basso una scritta che consente di datarlo recita:A
Iõe Iacobo Mõtagna, hic locus decorat ĕ ob fui devotionĕ
Anno Dñi · 1619 ·(Questo luogo fu abbellito da Giovanni
Montagna per sua particolare devozione. Nell’anno del
Signore 1619.) Tracce
di decorazioni pittoriche erano sulla muratura, dall’altra
parte. Il soffitto era in legno piano con tavole chiodate
sotto le travature che costituivano la struttura portante della
copertura, (capriate). Dal centro di esso pendeva un lampadario
con tanti vetri colorati che rifrangevano la luce.Sul margine
nord-est della copertura sul muro maestro si ergeva un piccola
torretta campanaria dove una piccola campana chiamava
i fedeli alla preghiera. Dall’esterno
la facciata principale, molto semplice, si presenta con un grosso
portale in pietra di circa m.1,70 per 3 m. di altezza. Sulla
sommità del quale, su tre lastre scolpite, figura la
seguente dedica alla madonna:
FORMOSA
ES, FAEOR, FORMOSA ET DIGNA ROGARI. HUNC, TU DIVA,TUO, PROTECTUM,
NUMINE SANCTO CONSERVA POPULUMQUE SIMUL QUI SACRA SECUTUS
PRINCIPIS EXEMPLUM PURO TUA CORDE FREQUENTAT. ANNO DOMINI 1610.
(BELLA
TU SEI, LO CONFESSO, SEI BELLA E DEGNA DI ESSERE INVOCATA. TU ,O
DIVA, COL TUO POTENTE AIUTO CONSERVA COSTUI, CHE TU HAI PROTETTO,
E CONSERVA NEL CONTEMPO IL POPOLO, IL QUALE, SEGUENDO L’ESEMPIO
DEL PRINCIPE, FREQUENTI, CON PURO CUORE, CIÒ CHE TI È CARO.ANNO
DEL SIGNORE 1610 )-
(cfr. Ing. Nicola Montesano)
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