Viale
Aldo Moro
Aldo
Moro -
Uomo
politico italiano laureato in giurisprudenza, divenne nel 1941
ordinario di diritto penale all'Università di Bari. Deputato dal
1946, si affermò come l'uomo più indicato per risolvere i
contrasti interni tra le correnti in cui era divisa la DC, contrasti
acustici soprattutto in seguito all'apertura verso i
socialdemocratici. Nel 1963 come presidente del consiglio diede vita
al primo ministero di centrosinistra.Promosse una politica di
riforme e fece approvare il piano di programmazione economica, ma
incontrò ostacoli frapposti dal suo stesso partito. Diresse la
politica italiana fino al 1968, presiedendo tre governi: 1963-1964,
1964-1966; 1966 e 1968.Nel maggio dei 1968 l'uscita dei socialisti
lo costrinse alle dimissioni, e Moro si propose come leader della
sinistra democristiana e nell'estate del 1968 tornò al governo,
fino al giugno del 1972. Presidente del consiglio fino al 1976,
intervenne a favore del suo partito in occasione dello scandalo
Lockheed, con un discorso da più parti criticato per la difesa dei
dirigenti democristiani coinvolti nella vicenda. Negli anni settanta
teorizzò la strategia dell'attenzione nei confronti del Pci, per il
passaggio a una terza fase della storia della repubblica che, dopo
il centrismo e il centrosinistra, consentisse una reale alternanza
di forze diverse al governo, rispondendo così alla proposta di
compromesso storico di E. Berlinguer. Fu però rapito dalle Brigate
rosse il 16 marzo del 1978 e ucciso il 9 maggio.
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16
marzo: Alle 9,15 un commando di brigatisti rossi (composto, secondo
le risultanze dei processi da nove persone piu' una vedetta)
tendono un agguato in via Mario Fani ad Aldo Moro, presidente
del Consiglio Nazionale della Dc, mentre va a Montecitorio per
il dibattito sulla fiducia al 4/o governo Andreotti, il primo
governo con il sostegno del Pci. In pochi secondi i brigatisti
uccidono i due carabinieri che accompagnano Moro (Domenico
Ricci, Oreste Leonardi), e i tre poliziotti dell' auto di scorta
(Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi). L'on. Moro
viene caricato a forza su una Fiat 132 blu. Poco dopo, le
Brigate rosse rivendicano l'azione con una telefonata all' Ansa.
Alle 10 il Presidente della Camera Pietro Ingrao sospende la
seduta e annuncia il rapimento di Moro. Alle 11,05, Cgil, Cisl e
Uil proclamano lo sciopero generale. Alle 12,46 riprendono i
lavori alla Camera. Il 4/o governo Andreotti ottiene la fiducia
alle 20,35: votano a favore Dc, Pci, Psi, Pri, Psdi, Dn e Sin.
Ind.; contro, Pli, Msi-Dn e Dp; Svp si astiene. Nella notte
anche il Senato vota la fiducia.
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18
marzo: una telefonata al ''Messaggero'' fa trovare il
''Comunicato n.1'' delle Br, che contiene la foto di Moro e
annuncia l'inizio del suo ''processo''.
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20 marzo:
Al processo di Torino, il 'nucleo storico' delle Br rivendica la
responsabilita' politica del rapimento.
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21 marzo:
Il governo approva il decreto ''antiterrorismo''.
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25 marzo:
Alle 16 a Torino, Roma, Milano e Genova le Br fanno trovare il
''Comunicato n.2''. ''Il processo continua''.
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29 marzo:
Il ''comunicato n. 3'' reca una copia della lettera al ministro
dell'Interno Francesco Cossiga in cui Moro dice di trovarsi
''sotto un dominio pieno e incontrollato dei terroristi'' e
accenna alla possibilita' di uno scambio. I brigatisti scrivono
di averla resa nota perche' ''nulla deve essere nascosto al
popolo''. La lettera e' una delle tre consegnate. Le altre due
sono indirizzate a Nicola Rana e alla moglie Eleonora.
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2 aprile:
nuovo appello, durante l'Angelus, di Paolo VI. Vicino Bologna,
presente Romano Prodi, si svolge la ''seduta spiritica'' in cui
emerge il nome Gradoli.
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4 aprile:
Arriva il ''Comunicato n. 4'', con copia della lettera al
segretario della Dc Benigno Zaccagnini.
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10 aprile:
Le Br recapitano il ''comunicato n.5'' e una lettera di Moro al
sen. Paolo Emilio Taviani, che contiene forti critiche.
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15 aprile:
Il ''Comunicato n.6'' annuncia la fine del ''processo popolare''
e la condanna a morte di Aldo Moro.
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18 aprile:
grazie ad un' infiltrazione d' acqua, polizia e carabinieri
scoprono in un appartamento in via Gradoli 96 un ''covo'' delle
Brigate Rosse. I brigatisti sono pero' assenti.
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20 aprile:
Le Br fanno trovare il ''Comunicato n.7'', a cui e'
allegata una foto di Moro ritratto con una copia di ''Repubblica''
del 19 aprile.
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24 aprile:
Il 'Comunicato n.8' delle Br chiede in cambio di Moro la
liberazione di 13 Br detenuti, tra cui Renato Curcio. Zaccagnini
riceve una lettera di Moro, che chiede funerali senza uomini di
Stato e politici.
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30 aprile:
Moretti telefona a casa Moro e dice che solo un intervento di
Zaccagnini, immediato e chiarificatore puo' salvare la vita del
presidente Dc.
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5 maggio:
arriva il ''Comunicato n. 9'': ''Concludiamo la battaglia
cominciata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro e'
stato condannato''.
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9 maggio:
In via Michelangelo Caetani (a meta' strada tra la sede della Dc
e quella del Pci), la polizia trova il corpo di Moro nel
portabagagli di una Renault R4 rossa. Moro sarebbe stato ucciso
da Moretti nel garage di via Montalcini, il covo usato dai
brigatisti come ''prigione del popolo''.
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