Toponomastica di Gallicchio                        

Comune di Bologna
Istituto di Scuola media 
sezione di Gallicchio
Via Martiri d'Ungheria,3
85010 Gallicchio
tel 0971752083

Classe III G 
anno scolastico 2002/2003

Progetto "Conoscenza e valorizzazione del tuo paese"

Docente di lettere:
Ins. Domenica Vita 

Alunni :
Balzano Filippo 
Balzano Gianluigi
Balzano Luigi
Durante Antonia 
Giordano Alessio
Montano Domenico
Montemurro Gabriele
Natalina Giammarco 
Robilotta Cristian
Sinisgalli Davide
Sinisgalli Giovanni
Sinisgalli Massimiliano 
Vicino Francesco
Vilella  Lucia 

collaboratori:
ins.Francesco Lotito
ins.Francesco Ricciardi

 

 

 

 

 

 Gallicchio in Web

Viale Aldo Moro

Aldo Moro - Uomo politico italiano laureato in giurisprudenza, divenne nel 1941 ordinario di diritto penale all'Università di Bari. Deputato dal 1946, si affermò come l'uomo più indicato per risolvere i contrasti interni tra le correnti in cui era divisa la DC, contrasti acustici soprattutto in seguito all'apertura verso i socialdemocratici. Nel 1963 come presidente del consiglio diede vita al primo ministero di centrosinistra.Promosse una politica di riforme e fece approvare il piano di programmazione economica, ma incontrò ostacoli frapposti dal suo stesso partito. Diresse la politica italiana fino al 1968, presiedendo tre governi: 1963-1964, 1964-1966; 1966 e 1968.Nel maggio dei 1968 l'uscita dei socialisti lo costrinse alle dimissioni, e Moro si propose come leader della sinistra democristiana e nell'estate del 1968 tornò al governo, fino al giugno del 1972. Presidente del consiglio fino al 1976, intervenne a favore del suo partito in occasione dello scandalo Lockheed, con un discorso da più parti criticato per la difesa dei dirigenti democristiani coinvolti nella vicenda. Negli anni settanta teorizzò la strategia dell'attenzione nei confronti del Pci, per il passaggio a una terza fase della storia della repubblica che, dopo il centrismo e il centrosinistra, consentisse una reale alternanza di forze diverse al governo, rispondendo così alla proposta di compromesso storico di E. Berlinguer. Fu però rapito dalle Brigate rosse il 16 marzo del 1978 e ucciso il 9 maggio.

  • 16 marzo: Alle 9,15 un commando di brigatisti rossi (composto, secondo le risultanze dei processi da nove persone piu' una vedetta) tendono un agguato in via Mario Fani ad Aldo Moro, presidente del Consiglio Nazionale della Dc, mentre va a Montecitorio per il dibattito sulla fiducia al 4/o governo Andreotti, il primo governo con il sostegno del Pci. In pochi secondi i brigatisti uccidono i due carabinieri che accompagnano Moro (Domenico Ricci, Oreste Leonardi), e i tre poliziotti dell' auto di scorta (Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi). L'on. Moro viene caricato a forza su una Fiat 132 blu. Poco dopo, le Brigate rosse rivendicano l'azione con una telefonata all' Ansa. Alle 10 il Presidente della Camera Pietro Ingrao sospende la seduta e annuncia il rapimento di Moro. Alle 11,05, Cgil, Cisl e Uil proclamano lo sciopero generale. Alle 12,46 riprendono i lavori alla Camera. Il 4/o governo Andreotti ottiene la fiducia alle 20,35: votano a favore Dc, Pci, Psi, Pri, Psdi, Dn e Sin. Ind.; contro, Pli, Msi-Dn e Dp; Svp si astiene. Nella notte anche il Senato vota la fiducia.

  • 18 marzo: una telefonata al ''Messaggero'' fa trovare il ''Comunicato n.1'' delle Br, che contiene la foto di Moro e annuncia l'inizio del suo ''processo''.

  • 20 marzo: Al processo di Torino, il 'nucleo storico' delle Br rivendica la responsabilita' politica del rapimento.

  • 21 marzo: Il governo approva il decreto ''antiterrorismo''.

  • 25 marzo: Alle 16 a Torino, Roma, Milano e Genova le Br fanno trovare il ''Comunicato n.2''. ''Il processo continua''.

  • 29 marzo: Il ''comunicato n. 3'' reca una copia della lettera al ministro dell'Interno Francesco Cossiga in cui Moro dice di trovarsi ''sotto un dominio pieno e incontrollato dei terroristi'' e accenna alla possibilita' di uno scambio. I brigatisti scrivono di averla resa nota perche' ''nulla deve essere nascosto al popolo''. La lettera e' una delle tre consegnate. Le altre due sono indirizzate a Nicola Rana e alla moglie Eleonora.

  • 2 aprile: nuovo appello, durante l'Angelus, di Paolo VI. Vicino Bologna, presente Romano Prodi, si svolge la ''seduta spiritica'' in cui emerge il nome Gradoli.

  • 4 aprile: Arriva il ''Comunicato n. 4'', con copia della lettera al segretario della Dc Benigno Zaccagnini.

  • 10 aprile: Le Br recapitano il ''comunicato n.5'' e una lettera di Moro al sen. Paolo Emilio Taviani, che contiene forti critiche.

  • 15 aprile: Il ''Comunicato n.6'' annuncia la fine del ''processo popolare'' e la condanna a morte di Aldo Moro.

  • 18 aprile: grazie ad un' infiltrazione d' acqua, polizia e carabinieri scoprono in un appartamento in via Gradoli 96 un ''covo'' delle Brigate Rosse. I brigatisti sono pero' assenti.

  • 20 aprile: Le Br fanno trovare il  ''Comunicato n.7'', a cui e' allegata una foto di Moro ritratto con una copia di ''Repubblica'' del 19 aprile.

  • 24 aprile: Il 'Comunicato n.8' delle Br chiede in cambio di Moro la liberazione di 13 Br detenuti, tra cui Renato Curcio. Zaccagnini riceve una lettera di Moro, che chiede funerali senza uomini di Stato e politici.

  • 30 aprile: Moretti telefona a casa Moro e dice che solo un intervento di Zaccagnini, immediato e chiarificatore puo' salvare la vita del presidente Dc.

  • 5 maggio: arriva il ''Comunicato n. 9'': ''Concludiamo la battaglia cominciata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro e' stato condannato''.

  • 9 maggio: In via Michelangelo Caetani (a meta' strada tra la sede della Dc e quella del Pci), la polizia trova il corpo di Moro nel portabagagli di una Renault R4 rossa. Moro sarebbe stato ucciso da Moretti nel garage di via Montalcini, il covo usato dai brigatisti come ''prigione del popolo''. 

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