Toponomastica di Gallicchio                       

Comune di Bologna
Istituto di Scuola media 
sezione di Gallicchio
Via Martiri d'Ungheria,3
85010 Gallicchio
tel 0971752083

Classe III G 
anno scolastico 2002/2003

Progetto "Conoscenza e valorizzazione del tuo paese"

Docente di lettere:
Ins. Domenica Vita 

Alunni :
Balzano Filippo 
Balzano Gianluigi
Balzano Luigi
Durante Antonia 
Giordano Alessio
Montano Domenico
Montemurro Gabriele
Natalina Giammarco 
Robilotta Cristian
Sinisgalli Davide
Sinisgalli Giovanni
Sinisgalli Massimiliano 
Vicino Francesco
Vilella  Lucia 

collaboratori:
ins.Francesco Lotito
ins.Francesco Ricciardi

 

 

 Gallicchio in Web

Via Paolo VI   

Fatto Papa (1963-1978) presiedette il Concilio Vaticano II è guidò la chiesa durante un'epoca di cambiamento. Si laureò a Roma in diritto Canonico, Civile in teologia e filosofia. Fu segretario di Nunziatura e per un decennio consigliere spirituale del gruppo romano del "Fuci"lavorò nella segreterie Vaticana e ne divenne sottosegretario,e prosegretario.Nel 1954 divenne Arcivescovo di Milano e nel 1958 divenne Cardinale. Nel 1963 fu eletto papa. Nel 1964 si recò a Gerusalemme e nel 1965 raggiunge un accordo volto ad annullare la scomunica di Atenagara I risalente al 1054. Paolo Vi volle estendere I' interesse del Vaticano verso i Cattolici extra europei e si recò negli Usa in Colombia in Uganda e in diversi Paesi Asiatici. Dialogò con il leader della comunità Anglicana,con il capo dello Chiesa capta ortodossa. Incontrò alcuni presidenti comunisti come Podgornoij o Tito. Le encicliche più importanti di Paolo vi sono :Eccelesiam Suam 1964, sacerdodis. Colibatus 1968.Nel 1972-un'enciclica che proibi alle donne l'investitura informale di liriche minori come il lettore o l'accolito.

 

 La sera del 6 agosto 1978 le ultime preghiere e poi Papa Montini si spegneva a Castel Gandolfo Dalle sue riflessioni sulla morte emerge il ritratto di un cristiano che ha vissuto la sua esistenza come dono «Chiuse gli occhi su questa terra dolorosa, drammatica e magnifica», si legge nel suo testamento. E il vento sfogliò il Vangelo sulla bara deposta in Piazza San Pietro, Come un'ultima carezza di fede e amore.Così muore un Papa, muore Papa Paolo VI, senza parole, senza commenti, nella delicatezza di chi lo assiste, nel suo sforzo di non pesare su nessuno nel suo abbandono fiducioso a quel Dio da lui sempre amato, ascoltato servito. Nella stanza di Castelgandolfo, nel silenzio religioso del grande mistero, si chiude la vita di chi aveva sempre guardato alla morte con un senso di fede e di speranza, facendone una specie di continua verifica del dono di Dio da vivere con pienezza e riconoscenza, spendendolo come un servizio d'amore per tutti. Ci sono molti accenni sparsi nei suoi discorsi e nelle sue note personali, che attestano la sua attenzione sempre vigile per non perdere nemmeno un istante del tempo donatogli e riempirlo invece di una risposta generosa e totale. Vi sono due scritti che in particolare vanno riletti oggi per capire meglio l'animo di questo Papa e coglierne la ricchezza umana e cristiana, come un messaggio, come un invito, come una traccia da seguire per giungere alla sua medesima altezza spirituale. Sono il «Pensiero alla morte» e il suo «Testamento», due scritti quasi contemporane i, da cui erompe una fede e una gratitudine, un entusiasmo e una gioia che illuminano tutta la sua figura e rivelano lo spessore della sua risposta alla chiamata di Dio, la forza del suo amore, la chiarezza nel saper vedere tutti i risvolti del vivere umano.La «precarietà della vita» considerata alla luce della morte, lo porta al «dialogo con la Realtà divina» per rispondere alle domande essenziali «donde vengo e dove certamente vado, secondo la lucerna che Cristo ci pone in mano per il grande passaggio». E per questo sguardo definitivo desidera di «essere nella luce» e vuole non una luce che svela delusioni o desta inefficaci rimorsi ma la luce «della saggezza che finalmente invade la vanità delle cose e il valore delle virtù che dovevano caratterizzare il corso della vita». È proprio questa luce che lo porta a «esprimersi in riconoscenza: tutto era dono, tutto era grazia; e come era bello il panorama attraverso il quale si è passati, troppo bello, tanto che ci si è lasciati attrarre e incantare, mentre doveva apparire segno e invito». Lo sguardo si illumina di grande riconoscenza e mostra tutta la positività del vivere umano nonostante i suoi limiti: emergono qui frasi di una bellezza e di una profondità notevoli.Tutte le pagine di questo «pensiero» suonano come lo svelamento del cuore e di tutta la personalità del Papa, oggi ancora vivo e fecondo nell'animo dei cristiani. Quella sera d'agosto, mentre il mistero della trasfigurazione di Gesù si chiudeva nella nostra memoria, avveniva un'altra trasfigurazione: Paolo VI entrava nella gloria eterna, nell'abbraccio vitale di Gesù che accoglieva il suo servo fedele. Quant o era stato pensato, meditato e scritto, ora si apriva alla definitiva e perenne contemplazione

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