E’ il
17.11.1878, ore 14,25, a Napoli Umberto I, re d’Italia,
assieme alla moglie regina Margherita, con la carrozza reale
attraversa Napoli “quand’ecco un uomo, male in arnese,
sottile di persona, brutto di volto, feroce negli occhi,
avente la mano avvolta in un panno rosso, si slanciò dalla
folla allo sportello della carrozza; saltò sullo scalino del
“montatorio” e cercò con un coltello di colpire il re”
(Felice Venosta , Umberto I re D’Italia. Cenni
biografici con documenti.).
L’uomo male in arnese,
brutto di volto e feroce negli occhi che ha la mano avvolta
in un panno rosso (o, dicono altre fonti, coperta da un
mazzo di garofani), è
Giovanni Passanante,
cuoco, di anni 29, nativo di
Salvia nella provincia di
Potenza.
Sull’impugnatura del suo coltello sono le parole “Viva la
Repubblica Internazionale!”. Ha con sé una piccola bandiera
rossa con la scritta “ Viva la Repubblica! Viva Orsini!”.
Nessuno aveva pensato alla possibilità di un attentato:
Passanante è una sorpresa, un guastafeste. . Questa volta il
colpo ha fatto cilecca. Umberto è stato appena scalfito ad
un braccio…
Dopo qualche
giorno il re riceve nella reggia i sindaci della
Basilicata: c’è anche quello di Salvia, Giovanni
Parrella, un piccolo proprietario , che davanti al re
balbetta:
“Io
rappresento la disgraziata Salvia”.
Il re gli tende
la mano: “Gli assassini
non
hanno patria”.
Eppure Salvia
non può non espiare: dai consiglieri della corona scende il
suggerimento. A dicembre il consiglio comunale di Salvia
delibera e nel febbraio del 1879 un decreto reale esaudisce
“il desiderio dei fedeli sudditi”: d’ora in poi il paese si
chiamerà Savoia di Lucania.
Il 7 Marzo 1879 Passanante è condannato a morte; al
regicida la pena dei parricidi: i piedi scalzi, il velo
nero, la morte.
Il 29 marzo la Gazzetta Ufficiale annuncia che il re aveva commutato la
morte in quella dei lavori forzati a vita. Nella notte del
30 Passanante lascia Napoli e, sotto scorta, si imbarca sul
Laguna diretto a Portoferraio.
Nel
1889 , quando il deputato Agostino Bertani riuscirà a
penetrare nella fortezza, lo spettacolo che si presenta ai
suoi occhi è orribile.
Il deputato radicale esce
dal maschio profondamente turbato e protesta vivacemente “questo
non è un castigo” scrive ”è una vendetta peggiore del
patibolo” e minaccia un’interpellanza. Allora il governo
si muove, una perizia decide che il condannato non è sano di
mente e così è trasferito al manicomio criminale di
Montelupo, presso Pisa.Passanante
morirà a Montelupo il 14 febbraio 1910.
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