Sandro
Pertini dopo gli studi ed il conseguimento della
laurea in giurisprudenza, si avvicinò alla vita politica
aderendo e militando nel Partito Socialista Italiano di
Filippo Turati.Rimarrà fedele a tali idee ed al Partito
Socialista per quasi un secolo, fino alla morte avvenuta nel
1990, vivendo due guerre mondiali, la dittatura fascista ed
infine, finalmente, la democrazia repubblicana di cui fu un
indubbio ed indiscusso protagonista.
Fin da allora la visione del socialismo di Pertini fu
rappresentata dal tentativo di far coesistere la libertà
con la giustizia sociale, ritenendo impossibile la
realizzazione dell’ideale socialista senza tenere in
considerazione gli elementi prima citati; Non vi è libertà
senza giustizia sociale e non vi è giustizia sociale senza
libertà, amava ripetere l’anziano esponente socialista.Fu
uno dei massimi esponenti dell’antifascismo e, durante il
ventennio, fu esule in Francia dove, per guadagnarsi un
misero stipendio, fece i lavori più umili.Innumerevoli
furono le condanne giudiziarie infertegli dal regime, alcune
prevedevano anche la pena capitale, ma in ogni caso Pertini
seppe salvarsi riuscendo a mantenere ruoli di primo piano
nel mondo dell’antifascismo, prima, e, poi, della
Resistenza.Dopo il 25 luglio 1943 Pertini rientrò in Italia
assumendo, con Nenni, Saragat e Basso, la guida del Partito
Socialista e, con il comunista Emilio Sereni e l’azionista
Leo Valiani, la guida del Comitato di Liberazione Nazionale
Alta Italia (C.L.N.A.I.).Fu proprio in virtù di tale carica
che, il 25 aprile 1945, promosse l’insurrezione nazionale
contro i nazi-fascisti: l’Italia era finalmente libera e
si apriva una nuova era di pace e di sviluppo.
Pertini partecipò fin da subito alla vita politica del
Paese e del suo partito in seno al quale fondò una piccola
corrente il cui compito era quello di mediare tra le
posizioni di Nenni e quelle di Saragat: ciò non gli riuscì
e vi fu la scissione di Palazzo Barberini.Custode
dell’autonomia socialista e dell’unità del movimento
dei lavoratori si oppose all’esperienza del Fronte
Popolare in quanto minava l’indipendenza del PSI rispetto
al PCI e non fu entusiasta del centro-sinistra poiché
discriminava i comunisti e metteva fine alla stretta
collaborazione tra i due principali partiti della
sinistra.In piena contestazione studentesca del 1968 Pertini
divenne Presidente della Camera dei Deputati, il primo uomo
politico non democristiano e di sinistra a ricoprire tale
incarico e, dieci anni dopo, in pieno terrorismo a pochi
mesi dall’omicidio di Aldo Moro e della strage di via
Fani, fu eletto alla Presidenza della Repubblica con
l’appoggio di tutti i partiti democratici ed antifascisti
dopo essere stato candidato a tale carica dal democristiano
Benigno Zaccagnini, dal comunista Alessandro Natta e dal
repubblicano Ugo La Malfa.La Presidenza Pertini fu
caratterizzata da una svolta, da una nuova concezione della
massima carica dello Stato: ogni suo atto, ogni sua azione
avevano il compito di rinsaldare il legame tra i cittadini e
lo Stato.
Furono anni duri il terrorismo ancora forte, le sciagure
naturali, la crisi economica e sociale, ma furono anche anni
di eventi lieti come la vittoria al mondiale di calcio in
terra di Spagna nel 1982: in tutte queste occasioni, brutte
o belle che fossero, vi era una certezza: la presenza del
Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Tale comportamento fecero dell’anziano esponente
socialista il presidente più popolare e più amato dagli
Italiani, poiché, come ha scritto Indro Montanelli “Non
è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque
cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di
sincerità”.
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