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    (7)  CENNI DI STORIA

 
 
 

Cenni di storia  Situazione nel medioevo Signori (1) Signori  (2) Signori  (3) I Normanni in Basilicata(1) I Normanni in Basilicata(2)

I Normanni in Basilicata  (2)

 

Dopo le turbatíones temporibus Corradini per sfuggire ad eventuali soprusi da parte degli ufficiali che avevano soppressa la rivolta ghibellina, e alle tasse imposte dal potere centrale che aveva condannato gli homínes Universitatís Potentiae al pagamento di un secondo augustale, numerosi abitanti si allontanarono dalla città trasferendosi in altre Terre; Il Re comandò al Giustiziere di Basilicata d'indagare sui traditori  e ordinò l'inquisizione generale nel regno. Nomino’  Ruggiero Sanseverino, Conte di Marsico, acerrimo nemico degli Svevi, Inquisitore generale di Basilicata con il compito di redigere l'elenco dei proditores e dei loro beni. Furono messi al bando i proditores, condannati a morte, confiscati i beni, imprigionati le mogli e i figli; ogni fuoco delle Terre e delle Città ribelli fu gravato dalla tassa straordinaria di un augustale e sottoposto ad angherie di ogni genere. Il Re, preoccupato per la distruzione di Potenza, temendo che la città rimanesse deserta anche a causa di un terremoto che l'aveva sconvolta 1'8 maggio 1270, fece rientrare in città alcuni di  questi uomini cum familiis et bonis suis. Carlo fu molto prodigo con coloro che gli erano rimasti fedeli.;  Il resto della  popolazione viveva in condizioni disumane, riscuoteva eccezionalmente un salario in denaro ed era costretta a pagare ingenti tasse che servivano a fare fronte alle spese dello Stato; l'abbandono e l'isolamento ìn cui venne lasciata la Regione, inoltre, aggravarono le già misere condizioni generali. Il Sovrano, impressionato dalle pessime condizioni igieniche del Regno, emanò una serie di disposizioni per migliorarle e pose atten­zione anche alle varie attività sanitarie. Le strade erano sentieri appena tracciati, insicuri per le scorrerie dei latrones e delle milizìe francesi; pur essendo i fiumi, Basento, Bradano e Agri, per buon tratto navigabili, non potevano essere utilizza­ti per mancanza di facìlí guadi e di ponti. Il controllo della viabilità fu affidata ai custodes stradarum da cui dipendevano i Baiuli responsabili di aree più ristrette; tra i primi si annovera Ruggero Palmerio dì Po­tenza  si occupò della viabilità interna della Basilicata . Alla morte di Carlo (1285) segui un lungo periodo d'incertezza politica caratterizzato da varie vicissitudini dinastiche. Agli inizi del XIV sec. Si registro’ in regione l’insediamento di monaci benedettini.  Nella situazione di generale confusione politica in Basilicata alcuni grandi feudatari fra cui i Sanseverino riuscirono ad ímpadronirsi di vasti territori. Tale casata fu dìchìaratamente guelfa fin dall'epoca di Ruggero, primo rappresentante di questo ramo lucano della famiglia, come si è già detto, capo e animatore della lotta contro gli Svevi e persecutore dei proditores. Egli, inoltre, aveva guadagnato consenso presso il Papato proteggendo la Chiesa romana non solo all'interno dei suoi feudi ma anche nell'intera regione, favorendo l'affermazione del rito latino in sostituzione di quello greco. I Sanseverino ebbero feudi in tutta la par­te meridionale della Basílicata (prolungamento dei loro domini cala­bresi che avevano il loro centro a Bisignano) e riuscirono ad assicurare per un lungo periodo un certa stabilità anche se fortemente segnata dal particolarismo feudale. Le turbolenze politiche dell'epoca, caratteriz­zate dalle furibonde lotte dinastiche, sfociarono all’ Inizio del 1400 nella definitiva crisi della monarchia angioina determinando l'insediamento degli Aragonesi sul trono di Napoli. A questi si deve la costruzione dello stato moderno attraverso la limitazione del potere dei ba­roni, le riforme istituzionali e la radicale riforma dell'ordinamento tributario: Alfonso d'Aragona, divenne  re di Napoli, nel 1435. Durante il suo regno si distinse in tutta la Regione l’opera del Milite  Giacomo Messanello, discendete di Guglielmo Messanello.Sotto il regno di Ferninado il Cattolico ,gia' re di Spagna e RE di Napoli dal 1503, si affermo' la famiglia dei Principi Carafa che governo' in diversi paesi della Basilicata . Il principe era proprietario in paese di un Palazzo , di solito ubicato di fronte alla Chiesa, e messo a disposizione del sig. Agente, suo rappresentante. Il Palazzo di norma era costituito dagli alloggi dell'Agente, una taverna adibita ad alloggi per forestieri, un fienile ed una stalla per i Cavalli , e piu' magazzini per custodire i prodotti provenienti dalle rendite feudali . Alla custodia dei feudi piu' piccoli provvedevano di norma TRE guardiani. I pincipi Carafa come tutti coloro che avevano possedimenti in Basilicata, risiedevano a Napoli presso la Corte Regia , ed esercitavano i diritti feudali attraverso ufficiali di loro fiducia. La corte locale era composta dal Governatore , rappresentante del Principe, che aveva il compito di amministrare la Giustizia, assistito in questo da un Consultore, e dal Mastrodatti che fungeva da Cancelliere. Per la notifica degli atti vi erano i Serventi che fungevano da uscieri.  Il governo dell'Universita' (universitas Civium) era rappresentato dal SINDACO, un Capo Eletto, due Eletti (magnifici regimentari) . Il Sindaco era responsabile dell'Amministrazione  insieme ai tre eletti dal popolo. Il Capo Eletto in caso di assenza del Sindaco ne faceva le veci. Gli eletti avevano l'incarico di quanto potesse occorrere al popolo facendosi interpreti delle necessita' presso il Governatore e il Principe. Le cariche elettive erano annuali (dal 1 settembre al 31 agosto) , ad esse potevano accedere tutti i cittadini che avevano compiuto il 18° anno di eta': erano escluse le donne, i preti, i miserabili, i condannati e i debitori dell'Universita'. Il Sindaco attraverso il Banditore convocava un Pubblico Parlamento che si teneva in Piazza il 4 agosto di ogni anno ( se tale giorno cadeva di domenica bisognava avere il permesso del Vicario Foraneo) per eleggere i successori . Tutti i parlamenti convocati durante l'anno per altri motivi  dovevano svolgersi con le stesse modalita' e per essere validi era necessaria la presenza del Governatore , il Mastrodatti verbalizzava le deliberazioni.Con la denominazione Normanna (XII-XIII) si diffuse il modo francese d'indicare una persona, oltre che col nome proprio con il patronimico "figlio di" ,dando cosi' luogo alla formazione dei cognomi  con al trsformazione del "di" in "de", con il diminuitivo del nome paterno, con l'indicazione latineggiante di una qualita' del padre, o trasformando in plurale il nome paterno per individuare una famiglia. Frequenti furono i cognomi devivati dal mestiere esercitato, dal ceto sociale, dai mesi dell'anno, dal nome delle monete, o dal luogo di originaria provenienza.I nobili per diritto di nascita,  ed il Clero, godevano di privilegi e del titolo di DON; in seguito esso venne progressivamente esteso anche ai congiunti del Sacerdote, ai dottori in legge ed ai medici. Ai Notai e ai Mastrodatti si concedeva l'appellativo di Magnifico ,agli artigiani quello di Mastro. L'arrivo di Carlo III di Borbone a napoli, nel 1734, alimento' in tutto il regno grandi speranze per il nuovo assetto amministrativo dello Stato.Il Re dopo un viaggio in Basilicata nel 1735 rimase particolarmente impressionato dalla miseria e dall'abbandono in cui viveva la popolazione, tanto da promuovere un'inchiesta (biblioteca nazionale di Napoli - ms. XIV.II.39). Tra il 1740 e 1741 il Re rinnovo' il sistema fiscale con l'introduzione del CATASTO ONCIARIO , la tassazione non avveniva piu' per fuochi (famiglia) ma gravava su tutti i cittadini  secondo la loro capacita' contributiva (possesso di beni - rendita 6 ducati per ONCIA). Si era tassati per il Testatico (cioe' a testa- tutti i capifamiglia fino a 60 anni) per i beni che si possedevano   e per l'industria (attivita' esercitata). Erano esenti coloro che vivevano di rendita (i nobili) o che esercitavano professioni nobili (notaio, medico, avvocato) in quanto la loro attivita' era originata dall' intelletto considerato grazia divina. Erano altresi' esenti le vedove e le vergini. I mestieri tassati erano quelli di Mugnaio, calzolaio, barbiere,sarto,fabbro,scribente,embriciaio, fabbricatore, mulattiere,costode di buoi, pecoraro, porcaro, massaro. Tuttavia per l'esosita' delle tasse questo nuovo tipo di tassazione non diede gli esiti sperati di una piu' equa distribuzione del carico fiscale.Dall'analisi del Catasto Onciario si rileva che gli uomini tendevano a sposarsi in media intorno ai trent'anni (piuttosto tardi) e le donne raramente al di sotto dei diciotto anni . Alle donne che lasciavano la casa , nel ceto dei Massari, veniva concessa una dote (un corredo, utensili per la nuova casa, del danaro), molto raramente beni immobili quali una casa o una vigna. Stava per giungere il breve periodo napoleonico.  - BRINDISI SETARI,Raffaella - TRIVIGNO,dal medio-evo all'eta' contemporanea , 2001

Ultimo aggiornamento 05/09/2009                                                                   home