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Dopo le turbatíones temporibus
Corradini per sfuggire ad eventuali soprusi da parte degli ufficiali che
avevano soppressa la rivolta ghibellina, e alle tasse imposte dal potere
centrale che aveva condannato gli homínes Universitatís Potentiae al
pagamento di un secondo augustale, numerosi abitanti si allontanarono
dalla città trasferendosi in altre Terre; Il Re comandò al Giustiziere
di Basilicata d'indagare sui traditori e ordinò l'inquisizione generale
nel regno. Nomino’ Ruggiero Sanseverino, Conte di Marsico, acerrimo
nemico degli Svevi, Inquisitore generale di Basilicata con il compito di
redigere l'elenco dei proditores e dei loro beni. Furono messi al bando
i proditores, condannati a morte, confiscati i beni, imprigionati le
mogli e i figli; ogni fuoco delle Terre e delle Città ribelli fu gravato
dalla tassa straordinaria di un augustale e sottoposto ad angherie di
ogni genere. Il Re, preoccupato per la distruzione di Potenza, temendo
che la città rimanesse deserta anche a causa di un terremoto che l'aveva
sconvolta 1'8 maggio 1270, fece rientrare in città alcuni di questi
uomini cum familiis et bonis suis. Carlo fu molto prodigo con coloro che
gli erano rimasti fedeli.; Il resto della popolazione viveva in
condizioni disumane, riscuoteva eccezionalmente un salario in denaro ed
era costretta a pagare ingenti tasse che servivano a fare fronte alle
spese dello Stato; l'abbandono e l'isolamento ìn cui venne lasciata la
Regione, inoltre, aggravarono le già misere condizioni generali. Il
Sovrano, impressionato dalle pessime condizioni igieniche del Regno,
emanò una serie di disposizioni per migliorarle e pose attenzione anche
alle varie attività sanitarie. Le strade erano sentieri appena
tracciati, insicuri per le scorrerie dei latrones e delle milizìe
francesi; pur essendo i fiumi, Basento, Bradano e Agri, per buon tratto
navigabili, non potevano essere utilizzati per mancanza di facìlí guadi
e di ponti. Il controllo della viabilità fu affidata ai custodes
stradarum da cui dipendevano i Baiuli responsabili di aree più
ristrette; tra i primi si annovera Ruggero Palmerio dì Potenza si
occupò della viabilità interna della Basilicata . Alla morte di
Carlo (1285) segui un lungo periodo d'incertezza politica caratterizzato
da varie vicissitudini dinastiche. Agli inizi del XIV sec. Si registro’
in regione l’insediamento di monaci benedettini. Nella situazione di
generale confusione politica in Basilicata alcuni grandi feudatari fra
cui i Sanseverino riuscirono ad ímpadronirsi di vasti territori.
Tale casata fu dìchìaratamente guelfa fin dall'epoca di Ruggero, primo
rappresentante di questo ramo lucano della famiglia, come si è già
detto, capo e animatore della lotta contro gli Svevi e persecutore dei
proditores. Egli, inoltre, aveva guadagnato consenso presso il Papato
proteggendo la Chiesa romana non solo all'interno dei suoi feudi ma
anche nell'intera regione, favorendo l'affermazione del rito latino in
sostituzione di quello greco. I Sanseverino ebbero feudi in tutta la
parte meridionale della Basílicata (prolungamento dei loro domini
calabresi che avevano il loro centro a Bisignano) e riuscirono ad
assicurare per un lungo periodo un certa stabilità anche se fortemente
segnata dal particolarismo feudale. Le turbolenze politiche dell'epoca,
caratterizzate dalle furibonde lotte dinastiche, sfociarono all’ Inizio
del 1400 nella definitiva crisi della monarchia angioina determinando
l'insediamento degli Aragonesi sul trono di Napoli. A questi si deve la
costruzione dello stato moderno attraverso la limitazione del potere dei
baroni, le riforme istituzionali e la radicale riforma dell'ordinamento
tributario: Alfonso d'Aragona, divenne re di Napoli, nel 1435. Durante
il suo regno si distinse in tutta la Regione l’opera del Milite Giacomo
Messanello, discendete di Guglielmo Messanello.Sotto il regno di
Ferninado il Cattolico ,gia' re di Spagna e RE di Napoli dal 1503, si
affermo' la famiglia dei Principi Carafa che governo' in diversi paesi
della Basilicata . Il principe era proprietario in paese di un Palazzo ,
di solito ubicato di fronte alla Chiesa, e messo a disposizione del sig.
Agente, suo rappresentante. Il Palazzo di norma era costituito dagli
alloggi dell'Agente, una taverna adibita ad alloggi per forestieri, un
fienile ed una stalla per i Cavalli , e piu' magazzini per custodire i
prodotti provenienti dalle rendite feudali . Alla custodia dei feudi
piu' piccoli provvedevano di norma TRE guardiani. I pincipi Carafa come
tutti coloro che avevano possedimenti in Basilicata, risiedevano a
Napoli presso la Corte Regia , ed esercitavano i diritti feudali
attraverso ufficiali di loro fiducia. La corte locale era composta dal
Governatore , rappresentante del Principe, che aveva il compito di
amministrare la Giustizia, assistito in questo da un Consultore, e dal
Mastrodatti che fungeva da Cancelliere. Per la notifica degli atti vi
erano i Serventi che fungevano da uscieri. Il governo dell'Universita'
(universitas Civium) era rappresentato dal SINDACO, un Capo Eletto, due
Eletti (magnifici regimentari) . Il Sindaco era responsabile
dell'Amministrazione insieme ai tre eletti dal popolo. Il Capo Eletto
in caso di assenza del Sindaco ne faceva le veci. Gli eletti avevano
l'incarico di quanto potesse occorrere al popolo facendosi interpreti
delle necessita' presso il Governatore e il Principe. Le cariche
elettive erano annuali (dal 1 settembre al 31 agosto) , ad esse potevano
accedere tutti i cittadini che avevano compiuto il 18° anno di eta':
erano escluse le donne, i preti, i miserabili, i condannati e i debitori
dell'Universita'. Il Sindaco attraverso il Banditore convocava un
Pubblico Parlamento che si teneva in Piazza il 4 agosto di ogni anno (
se tale giorno cadeva di domenica bisognava avere il permesso del
Vicario Foraneo) per eleggere i successori . Tutti i parlamenti
convocati durante l'anno per altri motivi dovevano svolgersi con le
stesse modalita' e per essere validi era necessaria la presenza del
Governatore , il Mastrodatti verbalizzava le deliberazioni.Con la
denominazione Normanna (XII-XIII) si diffuse il modo francese d'indicare
una persona, oltre che col nome proprio con il patronimico "figlio di"
,dando cosi' luogo alla formazione dei cognomi con al trsformazione del
"di" in "de", con il diminuitivo del nome paterno, con l'indicazione
latineggiante di una qualita' del padre, o trasformando in plurale il
nome paterno per individuare una famiglia. Frequenti furono i cognomi
devivati dal mestiere esercitato, dal ceto sociale, dai mesi dell'anno,
dal nome delle monete, o dal luogo di originaria provenienza.I nobili
per diritto di nascita, ed il Clero, godevano di privilegi e del titolo
di DON; in seguito esso venne progressivamente esteso anche ai congiunti
del Sacerdote, ai dottori in legge ed ai medici. Ai Notai e ai
Mastrodatti si concedeva l'appellativo di Magnifico ,agli artigiani
quello di Mastro. L'arrivo di Carlo III di Borbone a napoli, nel 1734,
alimento' in tutto il regno grandi speranze per il nuovo assetto
amministrativo dello Stato.Il Re dopo un viaggio in Basilicata nel 1735
rimase particolarmente impressionato dalla miseria e dall'abbandono in
cui viveva la popolazione, tanto da promuovere un'inchiesta (biblioteca
nazionale di Napoli - ms. XIV.II.39). Tra il 1740 e 1741 il Re rinnovo'
il sistema fiscale con l'introduzione del CATASTO ONCIARIO , la
tassazione non avveniva piu' per fuochi (famiglia) ma gravava su tutti i
cittadini secondo la loro capacita' contributiva (possesso di beni -
rendita 6 ducati per ONCIA). Si era tassati per il Testatico (cioe' a
testa- tutti i capifamiglia fino a 60 anni) per i beni che si
possedevano e per l'industria (attivita' esercitata). Erano esenti
coloro che vivevano di rendita (i nobili) o che esercitavano professioni
nobili (notaio, medico, avvocato) in quanto la loro attivita' era
originata dall' intelletto considerato grazia divina. Erano altresi'
esenti le vedove e le vergini. I mestieri tassati erano quelli di
Mugnaio, calzolaio, barbiere,sarto,fabbro,scribente,embriciaio,
fabbricatore, mulattiere,costode di buoi, pecoraro, porcaro, massaro.
Tuttavia per l'esosita' delle tasse questo nuovo tipo di tassazione non
diede gli esiti sperati di una piu' equa distribuzione del carico
fiscale.Dall'analisi del Catasto Onciario si rileva che gli uomini
tendevano a sposarsi in media intorno ai trent'anni (piuttosto tardi) e
le donne raramente al di sotto dei diciotto anni . Alle donne che
lasciavano la casa , nel ceto dei Massari, veniva concessa una dote (un
corredo, utensili per la nuova casa, del danaro), molto raramente beni
immobili quali una casa o una vigna. Stava per giungere il breve periodo
napoleonico. -
BRINDISI SETARI,Raffaella - TRIVIGNO,dal medio-evo all'eta'
contemporanea , 2001 |